I nonni e il Griko (dal 1983 ad oggi)

Autore: Caterina Greco

Oggi cercherò di approfondire il tema Griko, cercando di non annoiarvi solo ed esclusivamente con erudizioni glottologiche, storiche o quant'altro, ma dandovi una panoramica di questo fenomeno sociolinguistico che provenga anche da esperienza di vita, da ricordi, ecc.; come già accennato in precedenti post, infatti, ho vissuto in prima persona una realtà abbastanza variegata da un punto di vista linguistico, nonostante provenga da questa zona, il Salento, apparentemente "incastrata" e isolata nel tacco d'Italia, ma in realtà un crocevia di culture.

Il Griko è una delle realtà linguistiche con cui ho convissuto per almeno 20 anni e con cui continuo a convivere ancora ogni qualvolta rientro ai patrii lidi.
Per me, cos'è il Griko? Identifico la lingua con il dialetto dei miei nonni o delle famiglie dei miei nonni, cioè una lingua veicolare utilizzata per la comunicazione tra di loro e con i loro figli (i miei genitori e zii).
Parlavano e parlano i miei nonni esclusivamente in Griko? No... a livello parlato il Griko sussisteva (parlo in passato poiché riporto i ricordi di ciò che ho vissuto più da vicino) assieme al dialetto salentino; la famiglia di mio padre utilizzava più che altro il dialetto salentino, quella di mia madre parlava più spesso il Griko, anche se su di esso prevaleva sempre la comunicazione in dialetto salentino.
L'utilizzo del Griko, e del dialetto in generale anche se in misura minore, è andata affievolendosi col passare delle generazioni. Succedeva che la nonna 'Nzina parlasse in Griko col nonno, riportasse a mia madre quanto detto in dialetto, per poi lei riportarlo a noi figlie in Italiano; oppure che mia nonna si rivolgesse in Griko a mia madre, per non far capire a noi figli quello che si stavano dicendo, o semplicemente perché così le veniva naturale. La mescolanza delle tre lingue a volte era arbitraria, a volte aveva dei fini specifici, a volte era semplicemente conseguenza di abitudini...

...fatto sta che io sono cresciuta in un ambiente linguistico in cui mai nessuno mi si è rivolto in Griko. Mia nonna parlava con suo marito o al massimo con i figli in Griko, ma al rivolgersi a noi spesso saltava anche il passaggio dialetto per parlare in Italiano, la lingua dei mass-media e delle nuove generazioni. I miei genitori, a maggior ragione, non parlando attivamente il Griko, se non per non far capire qualcosa ai figli o per comunicare con i loro genitori, si rivolgevano a noi figlie in Italiano (nemmeno in dialetto, la nostra seconda lingua possiamo dire, anche se questo fenomeno varia molto da famiglia a famiglia, livello di istruzione, ecc.).

Insomma, possiamo affermare che le zone ellenofone del Salento pullulano di fenomeni sociolinguistici davvero interessanti, di cui a volte è difficile stabilire le dinamiche, ma che fondamentalmente sono retti dai seguenti principi generali:

  1. Il dialetto assume nella società d'oggi connotazioni negative: la lingua degli ignoranti e dei poco "globalizzati".
  2. Il Griko è un dialetto ristretto a poche persone (i paesini del Salento in cui sopravvive sono molto pochi e nel mio, Sternatia, uno dei paesi in cui è rimasto più vivo, è parlato solo dal 20% della popolazione, per di più al di sopra dei 40/50 anni).
  3. Il Griko non è ovviamente la lingua del futuro, in una società globalizzata in cui non basta nemmeno la nostra lingua nazionale per sopravviverci (fenomeno che penalizza qualsiasi dialetto oggi).
  4. Il Griko è difficile da recuperare poiché non viene incontro alle nuove esigenze di comunicazione (mancanza di lessico, lessico esistente appartenente ad una società prevalentemente contadina, ecc.)
  5. Il Griko è oggetto di una politica di recupero e rivalorizzazione, spesso oggetto purtroppo di speculazione.
Nei prossimi post cercherò di approfondire le origini di questa lingua e la sua diffusione!
Alla prossima!!! :)

Etichette: , ,