Punti di vista di un italiano all'estero



Mancano una ventina di giorni alle vacanze estive e, come dicevo in un precedente post, non mi è mancata mai così tanto la mia terra. Sarà la suggestione del mare e del sole quando tutti i giorni ti rinchiudi fra quattro mura e di fronte a un pc o realmente inizio a sentirne la nostalgia? Bella domanda!
So solo che ultimamente ogni qualvolta lascio la mia nazione per tornare in terra straniera mi si stringe il cuore. Sento di dover affrontare sfide che prima erano uno stimolo ed arricchivano il mio essere e che ora invece mi stancano, spesso mi annoiano, mi rattristano.
Quando la gente pensa che viviamo a Barcellona, la città dei balocchi per un italiano, pensa che sia tutto più facile e più bello che essere rimasti in un paesino del sud, con le difficoltà che ci sono e la mentalità della gente spesso difficile da sostenere se hai vissuto un po' di mondo d'oggi, hai viaggiato, hai conosciuto e sei cosciente del fatto che le cose che hai reputato da sempre importanti, all'improvviso non lo sono più!
In realtà nessuno pensa a tanti aspetti negativi che solo chi ha vissuto fuori un tempo considerevole (per me sono quasi 5 anni) inizia a percepire. Cosa? Noi emigranti (teoricamente in cerca di una vita migliore) dobbiamo usare le nostre ferie per tornare a casa e se vogliamo andare in vacanza da un'altra parte dobbiamo rinunciare a vedere i nostri familiari per mesi; dobbiamo pagare tanti soldini per vedere le nostre famiglie; i nostri genitori, fratelli, sorelle, parenti e amici sono lontani; qui non c'è mamma e papà che ci aiutano; non abbiamo la macchina per spostarci facilmente; abbiamo un affitto da pagare ed ogni piccolo piacere che aggiungi alla tua vita o ogni minima comodità è sudore della tua fronte, oltre che presupporre la rinuncia a qualcos'altro.
Lungi dallo sputare nel piatto in cui sto mangiando, qui si vive bene, molto meglio che in tante città d'Italia e d'Europa, conosci gente da tutto il mondo, impari a Vivere con la v maiuscola, qui come in tante altre città che non siano la tua, capisci cosa è realmente importante e cosa non lo è (o meglio, lo decidi tu!), scegli a quale credo appartenere, quale stile di vita vivere, gli hobby che vuoi avere e impari a relativizzare il tutto. Comprendi, ad esempio, che immigrante può essere chiunque, che sei a volte anche tu in prima persona discriminato per essere semplicemente straniero, che la tua cultura è sempre ed inevitabilmente paragonata alla loro, in una continua catalogazione e valutazione di ciò che è migliore...

Insomma, sono arrivata alla conclusione che il "vivere meglio" è un concetto molto relativo. Inizio a pensare che vivere meglio consista in altro, come poter essere vicino alla tua famiglia, parlare la tua lingua quando ti pare e piace, sentire di vivere in una terra che ti appartiene, vivere le abitudini di tutta una vita, mangiare il cibo di tutta una vita, raggiungere i posti in poco tempo, vivere la natura, poter avere un giardino...

Sarà che il "vivere meglio" è spesso lontano dai luoghi comuni che dominano le nostre vite. Non bisogna viaggiare? Ovviamente è obbligatorio e, potrò peccare di presunzione, ma provo una gran tristezza per chi non l'ha fatto... mi dispiace! Però è da mesi che rifletto su come le cose che prima ti rendevano felici, sono proprio le cose che in questa fase odio in assoluto.

Solo il tempo dirà quale sarà il risultato delle mie sensazioni, per ora mi limito a postare alcune foto che ho fatto negli anni e che mi ricordano alcuni dei miei posti preferiti della terra in cui sono nata e cresciuta per 19 anni su 29.
Otranto dai bastioni

Porto Cesareo

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