Il tabacco del Salento - parte 1

Ho delle immagini, singole e sconnesse, di me piccoletta che vagavo tra le piante di tabacco. I miei nonni materni hanno coltivato il tabacco fino alla fine degli anni '80. Ricordo queste grandi piantagioni di piante alte e verdi, che spiccavano su quella terra rossa e spesso bagnata, di un colore intenso...

Io mangio beatamente un gelato accanto ad una pianta
di tabacco, mentre, in fondo, la nonna e la mamma lavorano
Ricordo poco del procedimento, ma ho ancora immagini dei tiraletti, con le foglie appese a essiccare, e vaghi ricordi della messa a dimora delle piantine.

Ricordo poco, purtroppo, ma sono fiera di essere stata testimone di una pratica che ora sorprende la gente a cui ne parlo, ma che costituiva una fonte di guadagno per moltissimi contadini dell'epoca e per le operaie (le tabacchine), madri di famiglia, che erano impiegate nelle fabbriche addette alla lavorazione del tabacco.

Mentre i miei nonni materni erano dediti alla coltivazione, mia nonna paterna ha lavorato in fabbrica in età più giovane.

Mi raccontano i miei genitori che sin dalla semina la coltivazione del tabacco era un evento famigliare. Si cominciava a febbraio, si seminava nei semenzai dove si lasciava crescere la piantina, che poi si trapiantava nei cosiddetti surchi (solchi). I solchi si tracciavano con la zappa sul terrano arato e concimato, a distanza di circa 30-40 cm l'uno dall'altro; si realizzavano, quindi, dei buchi con i pali (degli strumenti in legno a forma di pistola con cui giocavo spesso da bambina, anche in giardino, e a cui ora penso con nostalgia quando pianto qualcosa nei vasi del mio balconcino cittadino di 3 metri quadri).

Durante la raccolta delle foglie si cantava, mi riferiscono, o si faceva a gara a chi finiva prima due filari (uno a destra e uno a sinistra); quando si infilavano le foglie nel filo di spago con l'akucèdda (ital. agocella) per formare le 'nserte (dall'ital. serto), si raccontavano storie o si continuava a cantare. Successivamente si appendevano le 'nserte ai tiraletti (= telaietti) per farle essiccare al sole.

Famosissima è questa canzone della tradizione popolare salentina, incentrata proprio sul mondo contadino del tabacco e delle tabacchine. Questo video contiene delle bellissime foto originali.

"Fimmene, fimmene"


Qui, invece, l'interpretazione rivisitata del canto popolare da Gianna Nannini, nell'edizione della Notte della Taranta 2011.


>>> Non perdetevi il prossimo post Il tabacco del Salento (parte 2). Il lavoro della Tabacchina, in cui ho raccolto la preziosa testimonianza di mia nonna: due ore di chiacchiere, malinconia e sorrisi.

Approfondimenti


La storia costruita. Storia di tabacchine grike a Sternatia nel dopoguerra. Pubblicazione
Oroverde. Cortometraggio
Al canto delle tabacchine. Blog post
Le tabacchine. Documentario

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