Santu Martinu: una poesia dedicata alla festa delle castagne e del buon vino

Un'altra importante eredità che gli anziani ci lasciano sono le poesie.

La prima cosa che ci ricordano le nonne quando iniziano a recitare le loro filastrocche è che un tempo non esisteva la TV e si trascorrevano le serate attorno al braciere o al camino raccontandosi le storie.

Un'epoca di grande creatività, quindi, seppur con risorse molto limitate.

Mia nonna mi ha recentemente recitato un po' di poesie in dialetto leccese, che con il prezioso aiuto di papà, è stato possibile trascrivere e riportare qui.

Visto che San Martino è passato da poco, vi propongo questo piccolo componimento in dialetto intitolato, appunto, Santu Martinu:


Santu Martinu venìa de Roma
E alloggiu no’ trovava
E trovau na mmassarìa,
Tristu massaru e bona massara.
Sutta paja e subbra sarmente
Cu la pìja dolore de ventre!

Traduzione in italiano:

San Martino veniva da Roma, 
E alloggio non trovava 
E trovò una masseria, 
Cattivo massaio e buona massaia. 
Sotto paglia e sopra tralci di vite*  
Che le prenda il mal di ventre!


*Il Santo si trova ospite in una capanna, dove è ammucchiata sia la paglia, sia la sarmente (gli steli derivati dalla potatura della vite che venivano bruciati per cucinare), quindi dorme su un giaciglio improvvisato.

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