Rientri...


Sono in aereo, l'ennesimo viaggio di ritorno in Spagna. Il Natale è passato, come al solito molto velocemente, e tornare alla vita cittadina e tumultuosa non è mai piacevole. Ma, anche quest'anno, sono carica di pace dei sensi, aria pura, kili di cibo e un contenitore pieno di cartellate.

Ritorno a casa per poi come al solito scoprire di aver portato troppa roba da mangiare anche stavolta, anche se poi, diciamocelo, non è mai abbastanza!

La nonna non ha più i polsi "funzionanti" come un tempo, ma pur con ruoli diversi (lei direttrice d'orchestra, mia madre pasticcera) le tradizioni non cambiano. Scorpacciate di pittule, 'ncarteddate, porcedduzzi, dolci vari, cicoredde e latticini prelibati.

Ma il Natale quest'anno non si è sentito, mi dicono. L'atmosfera non è più la stessa, trepidante come un tempo. Non ci sono più i "botti", ad esempio; e l'entusiasmo delle festività natalizie è impercettibile. Ma io non mi lamento. Fa sempre piacere passare il Natale in famiglia, un po' incompleto da alcuni punti di vista, ma appagante da altri. Ogni volta è diversa dall'altra, ma riesce a mantenere comunque le sue caratteristiche uniche che a mo' di rituale si ripetono di anno in anno.

Anche stavolta porto a Barcellona "pezzi" di questo Natale, e li definisco tali perché non sono mica ricordi! Almeno, non solo! La mia valigia è carica: il liquore che in Spagna non trovo (come fate a snobbare l'esistenza del liquore alla liquirizia!), i plammi, i fruttoni, le cartellate, gli analgesici a basso dosaggio (no, mi dispiace, non voglio prendermi un ibuprofene da 600 per un semplice mal di testa), il caffè Quarta, i regali, ricevuti e da donare, e tante robe portate e mai messe che riporrò nell'armadio intonse. Quando imparerò a portare con me l'essenziale?

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